PetuШki nasce da un'idea dei due curatori, uniti dalla passione per la letteratura sovietica "altra", per tutte quelle opere che, prima di tutto per motivi estetici, risultavano inconciliabili con i dettami del realismo socialista: edite negli anni Venti e Trenta e poi escluse dalla fruizione o marginalizzate, costrette a rifugiarsi nel Samizdat in epoca poststaliniana, realizzate oggi in continuità d'intenti con lo spirito innovativo e ribelle che muove dalle avanguardie storiche, e quindi scomode, inсonciliabili con ogni mainstream, incluso quello dell'Occidente o della Russia odierna. Ci pare che questa proposta culturale risulti estremamente attuale in un contesto librario come quello italiano, nel quale resta limitata la possibilità di diffusione di opere molto significative per la cultura russo-sovietica del XX secolo, inadatte un tempo alla manipolazione politica d'ambo i segni e poco appetibili oggi per le logiche di mercato che sole dominano il nostro panorama editoriale. PetuШki mira a colmare questa lacuna, proponendo testi che altrimenti non troverebbero collocazione o che rischierebbero di divenire da subito rarità editoriali. L'idea di questo spazio nasce dalla convinzione profonda che la cultura debba essere liberamente accessibile, e i testi tradotti messi a disposizione in maniera assolutamente gratuita.

Contatti

Chi volesse sottoporre una proposta di traduzione per la serie petuШki, può inviarla agli indirizzi indicati di seguito, corredata di:
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  • ampia prova di traduzione (almeno 20 cartelle), o traduzione integrale;
  • curriculum del traduttore/traduttrice;
  • testo originale.
Sono presi in considerazione solo testi liberi da diritti d'autore (di scrittori, la cui morte è avvenuta almeno da settanta anni), o il cui autore sia disposto a cedere gratuitamente i diritti di traduzione in italiano. Le traduzioni sono svolte esclusivamente a titolo gratuito.

Mario Caramitti (Università di Roma "Tor Vergata")
Massimo Maurizio (Università di Torino)

“Diario della fine del mondo” è la storia della resistenza personale di chi non vuole omologarsi a una mentalità ferina, è il tentativo di restare umani di fronte all’orrore che penetra nei gangli della vita di tutti i giorni, è il grido di una donna tramortita dal dolore per l’Ucraina, è il pianto inteso come reazione, lacrime che giungono cristalline e coinvolgono e che con ciò intaccano quotidianità anche relativamente lontane da quell’orrore.
Sinfonia per genere letterario, seconda per cronologia di scrittura, drammatica per tonalità di base, moscovita per ambientazione, l’opera d’esordio di Andrej Belyj, pubblicata nel 1902 per la casa editrice Skorpion, contiene elementi formali e contenutistici – testo urbano, prosa ornamentale, sintassi cinematografica, personaggi silhouette, autobiografismo, il dissidio tra Oriente e Occidente – che influenzeranno la prosa e la poesia russa simbolista e post-simbolista. La struttura della Sinfonia (2-a, drammatica), costituita da versetti che imitano quelli biblici, si basa sulla ripetizione dei leitmotiv che contraddistinguono i numerosi nuclei narrativi, intrecciati tra loro come le linee melodiche di un contrappunto.
Questo volume vuole offrire una selezione, come sempre nel caso di crestomazie, soggettiva, di quelle voci che rappresentano dall’interno, perché nel Paese o fuggitene dopo l’aggressione russa all’Ucraina, un grido forte e perentorio contro ciò che sta avvenendo, in linea con quella vena protestataria che, nei primi giorni del conflitto, si è alzata forte e coraggiosa. Ad oggi per la critica alla guerra in Russia si rischiano pene fino a 15 anni e la repressione è diventata totale, impietosa e cieca, al punto da arrestare bambini o manifestanti con cartelli completamente bianchi o recanti, da qui il titolo di quest’antologia, gli asterischi *** / *****, riconducibili allo slogan Net vojne (No alla guerra). Queste pagine testimoniano che essa non tace nemmeno oggi. Per noi, curatori del volume, quest’ultima osservazione è estremamente importante, ancor prima che come testimonianza dell’esistenza di un diffuso dissenso nel Paese, come dimostrazione del fatto che la supposta omologazione della cultura russa odierna (come quella di ieri) è una mistificazione.
"La follia organizzata, il delirio, l’illusorietà e l’oscenità: a uno sguardo attento Berlino inizia lentamente a sfaldarsi. Tutto è sottosopra; e tutto è fuori posto”.
Qualche parola sul testo: "Composto da A. Belyj nel 1924 dopo una permanenza di due anni in Germania, Una dimora nel regno delle tenebre offre al lettore il quadro di un’Europa postbellica imbarbarita e decaduta. Nelle pagine beliane, la crisi culturale e spirituale in cui versa l’Occidente si traduce nel complesso e controverso simbolo del 'negro', la sua nemesi".
Scoperto da A. Tarkovskij, V. Blažennyj (1921-1999) è stato uno scrittore "dimenticato" , costantemente a cavallo tra visione religiosa e insistenti richiami carnali e sensuali. La sua attività poetica copre oltre mezzo secolo di storia sovietica e russa, abbracciando modelli espressivi assai diversi, ma tutti riconducibili geneticamente alla poetica del secolo d'argento, riletto alla luce dell'estetica sovietica.
Raccolta di poesie con testo a fronte.
L'edizione a stampa è disponibile su richiesta (print on demand) presso Ledizioni.

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