La grande paura. Reazioni psicosociali alla pandemia di COVID-19

La pandemia di covid-19 è stato un evento che ha avuto molteplici ripercussioni sulla società umana, di carattere medico, psicologico, sociale, politico ed economico. Un fenomeno così complesso e di vasta portata non può essere ricondotto a singole cause e deve necessariamente essere analizzato da molti punti di vista e per mezzo delle chiavi di lettura fornite da differenti discipline. Il presente testo, adottando una prospettiva di psicologia sociale, si focalizza su due conseguenze dell’emergenza pandemica. La prima è stata la reazione alla pandemia in termini di grande paura e allarme sociale a fronte di una bassa pericolosità oggettiva per la maggiorparte della popolazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fin dall’inizio della pandemia chiarito che le persone a rischio di gravi conseguenze per la salute erano una minoranza della popolazione totale. La seconda conseguenza della pandemia su cui ci si soffermerà, in parte giustificata dalla prima, è stata la reazione politica in termini di misure di contenimento basate su un elevato controllo sociale e severe limitazioni delle libertà individuali. Dal punto di vista psicologico sociale, più che la reazione a livello politico, è stata straordinaria l’accettazione delle misure da parte della maggioranza della popolazione senza significative manifestazioni di opposizione o dissenso. È in particolare a questo aspetto che si porrà attenzione. Utilizzando contributi teorici della psicologia sociale e di altre scienze sociali, si cercherà nei vari capitoli di riflettere su quali fattori psicologici e sociali possono avere favorito da un lato la diffusione della paura e dall’altro la sorprendente accettazione di misure di contenimento che non hanno eguali in tempo di pace.

La fortuna di Cicerone tra antichi e moderni. Aspetti della fortuna dell'antico nella cultura europea. 14a Giornata di Studi. Chiavari, 11 marzo 2017

Il fascicolo II, 1, 2018 di Ciceroniana On Line ospita gli atti della 14a Giornata di Studi, Aspetti della fortuna dell'Antico nella cultura europea, svoltasi a Chiavari, l’11 marzo 2017, organizzata e curata da S. Audano, E. Malaspina, G. Mazzoli e dedicata al tema La fortuna di Cicerone tra antichi e moderni.

Ciceroniana on Line volume II, 1, 2018 publishes the proceedings of the international conference Aspetti della fortuna dell'Antico nella cultura europea. La fortuna di Cicerone tra antichi e moderni. The conference took place on March 11., 2018, in Chiavari and was organised by S. Audano, E. Malaspina, G. Mazzoli.

La digitalizzazione nelle professioni contabili: sfide e opportunità

La digitalizzazione è sempre più diffusa in innumerevoli campi della conoscenza. Tra questi anche la contabilità e il bilancio che non ne rappresentano di certo un’eccezione e sono sempre più esplorati dai ricercatori di tutto il mondo. La volontà di analisi e la ricerca di risposte ad eventi e modifiche esterne deriva, in realtà, da una diffusa trasformazione digitale. Se nei percorsi industriali, in quelli bancari e sanitari, l’innovazione digitale e aperta stanno trovando interessanti implicazioni, la contabilità e la redazione del bilancio, rimangono ancora ai margini di applicazioni più avanzate di ricerca interventista. L’evoluzione digitale attraverso applicazioni pratiche e di supporto all’utilizzatore è in grado di promuovere efficienza, produttività e competitività negli studi professionali e nelle aziende, in primis, nei dipartimenti di contabilità, bilancio e finanza. La ricerca, condotta attraverso un questionario inviato a livello nazionale, raccoglie esperienze di utilizzo della tecnologia di 215 studi professionali. I risultati dimostrano un'accelerazione dell'adozione della tecnologia negli ultimi anni grazie all'adozione della fatturazione elettronica. Tuttavia, dimostriamo attività effettuate con processi improduttivi e poco efficienti come la redazione manuale della prima nota. A livello di implicazioni future, la ricerca apre la strada ad interessanti prospettive per l'adozione della blockchain e dell'intelligenza artificiale negli studi dei professionisti.

La diffusione del doppio cognome a Torino

La diffusione del doppio cognome ha suscitato un interesse significativo dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha reso illegittima la trasmissione automatica del cognome paterno ai figli. Questo studio si propone di esaminare l'adozione del doppio cognome nei neonati torinesi nel periodo compreso tra giugno 2022 e dicembre 2023. L'analisi si basa su 8650 atti di nascita registrati presso il comune di Torino. Nel periodo post-sentenza, l'84,7% dei neonati ha ricevuto solo il cognome paterno, mentre il 12,1% ha ricevuto il doppio cognome. Tuttavia, il primo cognome è generalmente quello paterno nel 92,6% dei casi di doppio cognome. L'incidenza del doppio cognome è stata analizzata anche in relazione alla cittadinanza dei genitori e allo stato civile della madre. Si osserva un’associazione significativa tra stato civile e scelta del cognome, con un maggiore utilizzo del doppio cognome tra le madri non coniugate. Inoltre, le “coppie miste” con madre italiana e padre straniero mostrano una tendenza più marcata verso l'uso del doppio cognome, suggerendo che questa scelta possa riflettere una strategia per mantenere parte dell’identità italiana laddove la trasmissione automatica del cognome paterno non lo consentirebbe. Inoltre, la distribuzione del doppio cognome sul territorio comunale risulta molto variabile, con una concentrazione maggiore nei quartieri semi-centrali e a ridosso della collina. La distribuzione è statisticamente spiegabile in buona misura con il reddito medio del quartiere e ciò è interpretabile come indicatore dell’influenza di orientamenti culturali relativi alla parità di genere e alle relazioni familiari, maggiormente diffusi nei quartieri a più alto reddito. Seguendo la teoria della diffusione delle innovazioni di Rogers, l’analisi suggerisce che l'adozione del doppio cognome richiederà tempo e un ambiente socio-culturale favorevole. In base alla teoria e ai risultati empirici ottenuti finora si può ipotizzare che al momento siano solo i cosiddetti early adopters ad aver scelto di sperimentare l’innovazione costituita dal doppio cognome.
Ringraziamenti
L’autore ringrazia Katya Finardi del Comune di Torino per il puntuale lavoro di raccolta e trasmissione dei dati degli atti di nascita; i colleghi Francesco Fiermonte e Davide Pellegrino del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio dell’Università e del Politecnico di Torino per la realizzazione della mappa presentata in Figura 3; i colleghi Giulia Dotti Sani, Riccardo Ladini e Francesco Molteni del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Milano per i commenti a una prima versione di questo testo.

La didattica a distanza nell'Università di Torino durante l'emergenza Covid. Il modello del decentramento coordinato

Durante l’emergenza Covid-19, le Università italiane hanno assicurato la continuità della funzione formativa svolgendo la loro didattica “a distanza” (DaD). Come hanno vissuto quest’esperienza i professori e i ricercatori impegnati in prima linea nell’insegnamento? È andato davvero tutto bene? E, soprattutto, finita l’emergenza, che cosa rimarrà di quanto appreso da questa esperienza? È possibile trarne alcuni insegnamenti che possano migliorare la didattica di quella che sarà la “nuova normalità della vita universitaria”? A seguito della ricerca nazionale condotta in giugno 2020 il Centro “Luigi Bobbio” ha replicato l’indagine, nel mese di luglio 2020, su tutti i docenti dell’Università di Torino, inclusi quelli a contratto. Al questionario hanno risposto in 986, con un tasso di risposta che ha superato il 40% tra i docenti e ricercatori di ruolo e a tempo determinato.

L’uomo, la sua mortalità e immortalità

Il volume comprende un ampio saggio introduttivo e la traduzione italiana del trattato Sull’uomo, sulla sua mortalità o immortalità di Aleksandr Nikolaevič Radiščev, scritto in Siberia tra il 1792 e il 1796, pubblicato diversi anni dopo la morte dell’autore. Il trattato inizia con l’esplorazione dei percorsi e dei risultati delle diverse scienze che offrono una conoscenza dei vari aspetti del mondo umano, ma non penetrano la sua essenza. A fondamento del molteplice e del mutevole resta, sconosciuta e indefinibile, la sostanza unica. Dietro il Leibniz dell’epigrafe, dietro Herder e Mendelssohn, si affaccia, non detto, il pericoloso, e forse più amato, Spinoza. Radiščev è una figura emblematica del Settecento Russo, considerato il teorico dell’uguaglianza, e da alcuni critici, a torto, un precursore della rivoluzione russa. Il pensiero di Radiščev a questo proposito è chiaro e matura attraverso le letture del Beccaria, del Filangieri e del Dragonetti: l’uguaglianza di natura (giusnaturalismo) è utopica se non diventa uguaglianza di fronte alla legge.

The volume includes an extensive introductory essay and an Italian translation of the treatise On Man, His Mortality or Immortality by Aleksandr Nikolaevič Radiščev, written in Siberia between 1792 and 1796, published several years after the author’s death. The treatise begins with an exploration of the paths and achievements of the different sciences that offer knowledge of the various aspects of the human world, but do not penetrate its essence. At the foundation of the manifold and the changeable, there remains, unknown and indefinable, the unitary substance. Behind the Leibniz of the epigraph, behind Herder and Mendelssohn, there appears, unspoken, the dangerous, and perhaps most beloved, Spinoza. Radiščev is an emblematic figure of 18th-century Russia, considered the theorist of equality and by some critics, wrongly, a precursor of the Russian Revolution. Radiščev’s thought in this regard is clear and matures through the readings of Beccaria, Filangieri and Dragonetti: equality of nature (natural law) is utopian if it does not become equality before the law.

L’homelessness nel territorio metropolitano torinese: conoscere per intervenire

L'indagine della quale presentiamo i primi risultati è parte di un più ampio percorso di ricerca iniziato nel 2017, avente come obbiettivo una mappatura sistematica della grave marginalità adulta sul territorio metropolitano torinese e delle risorse, pubbliche e di terzo settore, attivate per il suo contrasto. Il sistema informativo assume un ruolo centrale nella progettazione e programmazione dei servizi, poiché consente di raccogliere utili informazioni sui cui basare i processi decisionali. Lo sviluppo di adeguati sistemi informativi, non calati dall'alto ma costruiti in ottica dal basso, partecipata, e perciò adeguati alle necessità degli operatori e delle organizzazioni della rete dei servizi, è elemento nodale per lo sviluppo delle policies di contrasto alla povertà. Ciò appare ancora più vero se è applicato a un'area dai contorni indefiniti e mutevoli, come quella dell'homelessness. Caratteristiche che tali sistemi devono avere, per evitare che si trasformino in meri “miti razionali”, sono la continuità delle rilevazioni, un’architettura multilivello che soddisfi bisogni informativi operativi, gestionali, programmatori e pianificatori, non ridondanza e completezza, interoperabilità tra varie piattaforme. Da tali premesse la ricerca intervento qui presentata si è mossa per esplorare i sistemi informativi dei servizi sociali del territorio metropolitano, primo passo per la costruzione di strategie di intervento, programmate, coordinate e di rete, in relazione al fenomeno dell'homelessness; una informazione costante e puntale sul fenomeno, costituisce, infatti, il primo passo per lo sviluppo di azioni sinergiche per affrontarlo, come ci hanno confermato gli operatori dei servizi coinvolti nella ricerca, interessati e pienamente consapevoli dell'importanza che i sistemi informativi giocano per la programmazione e la valutazione negli odierni servizi territoriali.

L’européanisation des successions transfrontalières Le dépassement de l’ordre public et les atouts du certificat successoral européen

Il Regolamento (UE) n° 650/2012 del 4 luglio 2012, relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni, all’accettazione degli atti pubblici in materia di successioni e alla creazione di un certificato successorio europeo, ha comportato una vera e propria rivoluzione in tale settore. Storicamente, infatti, le successioni internazionali hanno spesso dato origine a molteplici difficoltà e divergenze tra gli ordinamenti giuridici, alcuni dei quali fondati sul principio dell’unità della massa successoria, altri invece favorevoli all’opposto sistema scissionistico. Simili differenze sono risultate particolarmente evidenti a livello dell’Unione europea, ove la necessità di garantire il corretto esercizio della libera circolazione delle persone ha reso indispensabile una riforma comune del diritto internazionale privato successorio. Gli obiettivi perseguiti da questo nuovo strumento sono pertanto molteplici e diversi: dall’unificazione dei criteri di collegamento tanto per la competenza quanto per la legge applicabile, alla validità della professio juris e delle disposizioni mortis causa, fino al riconoscimento delle decisioni e degli atti pubblici in materia successoria, per giungere infine alla creazione di un certificato successorio comune. La regolamentazione delle successioni internazionali europee giunge così alla tanto attesa armonizzazione, garantendo in tal modo una tutela più rapida, efficace ed uniforme dei diritti successori. Sennonché, il Regolamento n° 650/2012 parrebbe andare oltre la sola armonizzazione delle norme di conflitto. Invero, dalla sua analisi emergerebbe un obiettivo ulteriore, ben più ambizioso e per alcuni forse addirittura utopistico: la convergenza dei diritti nazionali. In tale prospettiva il legislatore europeo sarebbe infatti intervenuto mediante due distinti mezzi: da un lato uno strumento di diritto internazionale privato “tradizionale” ed irrinunciabile quale l’ordine pubblico, da interpretarsi in chiave “europea”; dall’altro lato un istituto di diritto materiale, nuovo ed unico per tutti gli Stati membri costituito dal certificato successorio europeo. Ne deriverebbe così un’azione ben più estesa del Regolamento del 4 luglio 2012, non limitata al solo piano del puro diritto internazionale privato, bensì anche alla sua sfera – oggi ancora meno esplorata – del diritto internazionale privato materiale, contribuendo così ad un progressivo avvicinamento tra i singoli ordinamenti nazionali. Tale chiave di lettura, seppur giudicabile da alcuni come eccessivamente ottimistica, consentirebbe nondimeno di attribuire a tale strumento un tentativo di svolta nello storico progetto d’integrazione europea, in vista di un sempre più auspicabile e necessario sviluppo efficace e duraturo di uno spazio comune di giustizia, di libertà e di sicurezza in seno all’Unione.

L’esonero da responsabilità

L'esigenza delle parti di tutelarsi dalle conseguenze pregiudizievoli del proprio inadempimento sin dal momento in cui s'instaura il rapporto obbligatorio e la necessità dell'ordinamento di stabilire le condizioni entro le quali debba ammettersi una deroga alla disciplina legale della responsabilità rappresentano uno dei problemi centrali della civilistica contemporanea, per il suo essere insieme antico e attuale, metastorico e dinamico, perché muta all'evolversi del concetto di contratto e di quello di responsabilità, intimamente legato al diritto interno ma con una vocazione trans-ordinamentale. Da quando il divieto di esonero da responsabilità è stato codificato nell'art. 1229 cod. civ., la globalizzazione della prassi, l'evoluzione del quadro delle fonti, e con essa del contesto assiologico, e la rivoluzione tecnologica, soprattutto digitale, hanno introdotto nel sistema nuovi elementi di complessità che impongono un ripensamento delle questioni sottese alla norma. In particolare, occorre interrogarsi sul significato attuale dei requisiti di validità cui l'art. 1229 cod. civ. subordina le clausole di esonero da responsabilità e sul criterio per individuare le clausole da sottoporre al controllo di compatibilità con la norma. Al tal fine non si può prescindere, sotto il profilo metodologico, da uno studio sulla genesi del divieto di esonero, che ne illumini la ratio autentica, e da una riflessione su come altri ordinamenti hanno affrontato, nel tempo, il problema. Questi saranno, rispettivamente, l'inizio e la fine del presente lavoro, con l'anello di congiunzione di un'analisi ragionata della casistica giurisprudenziale. L'obiettivo ultimo sarà quello di proporre un'interpretazione evolutiva dell'art. 1229 cod. civ., capace di conciliare la vetustà della formula con l'attualità del problema.