Darwin Day, viaggio immaginato tra Humanitas e Scienza

Questo testo prende spunto da due eventi organizzati in occasione dell’International Darwin Day, l’appuntamento annuale che cade nel compleanno di Charles Darwin, il naturalista britannico nato il 12 febbraio 1809 che con la teoria dell’evoluzione ha cambiato la lettura degli eventi del mondo naturale, e che ha lo scopo di invitare le persone di tutto il mondo a riflettere e agire in base ai principi di coraggio intellettuale, curiosità scientifica e onestà di ricerca, incarnati nel pensiero di Charles Darwin. Il 12 febbraio 2016 anche l’Istituto Musicale Città di Rivoli celebrava il Darwin Day con un evento musicale inserito nel cartellone della stagione concertistica Rivolimusica 2015/2016. Collegato con questo appuntamento il CIRSDe – Centro Interdisciplinare di Studi e Ricerche delle Donne e di Genere dell’Università di Torino – organizzava un convegno su C. Darwin: studiosi di fama internazionale sono stati chiamati a confrontarsi sull’impatto del pensiero dello studioso in diverse discipline, in particolare la filosofia, la scienza, la fisica, la sociologia, la medicina, la storia della musica. Il successo dell’iniziativa ci ha indotto a ripetere il Darwin Day anche nel 2017 con l’intervento di Angelo Adamo, astrofisico/musicista/divulgatore e il suo Viaggio di un naturalista intorno… al Castello di Rivoli. La descrizione dell’esperienza effettuata sarà illustrata meglio nel suo contributo, presente in questo volume. I saggi considerati in questo libro derivano da queste due esperienze. Nella loro eterogeneità di argomenti trattati, essi mostrano il forte impatto delle teorie darwiniane su svariati aspetti dalla fisica, alle teorie di genere, alla sfera musicale. Questo non deve stupire. È l’approccio di Darwin alla realtà che pone in discussione i tradizionali metodi di fare ricerca e osservare la realtà. Le sue teorie, se depurate da alcune concettualizzazioni che risentono del periodo storico in cui ha vissuto, sono delle vere e proprie metodologie di approccio all’analisi. E la loro potenza, mostrata attraverso questi saggi, fa comprendere come possano essere state oggetto di critiche e di rifiuto da parte di altri studiosi e teorici dell’epoca, ma anche di oggi.

Giovani e pandemia

Nel corso degli ultimi due anni, il discorso pubblico si è frequentemente soffermato sulla condizione psicologica e sociale dei più giovani, meno colpiti in termini di infezioni e decessi a causa del Sars-Cov-19, ma bruscamente interrotti nei loro corsi di vita in costruzione. Gli effetti di tale crisi generazionale, ancora in corso, hanno prodotto numerose conseguenze nella sfera emotiva, psicologica, sociale e formativo-professionale dei giovani e degli adolescenti, dimensioni che saranno oggetto della ricerca qui presentata.

Tutto questo e avvenuto in una realtà come quella italiana dove i giovani erano "i perdenti della globalizzazione" e dove le ricerche mostravano già prima della pandemia le difficolta dei giovani a trovare lavoro e a immaginarsi e progettare il loro futuro e la loro transizione alla vita adulta. Forse anche stretti da un contesto economico e sociale che spesso offre loro poche opportunità.

Nella ricerca "Pandemia e Giovani" realizzata sul territorio di Torino e provincia, abbiamo allora indagato a fondo sia le emozioni da loro provate dall’inizio della crisi sanitaria, sia le strategie da loro utilizzate per affrontare questo periodo carico di incertezze. Si tratta di una ricerca dell'Università di Torino, del Dipartimento di Culture, Politiche e Società e dell'Osservatorio Università e Professioni e del Centro Luigi Bobbio. Nella ricerca abbiamo tentato di cogliere le loro difficoltà, ma anche di sondare se si intravedono degli spazi positivi in termini di crescita e di proiezioni verso il futuro, nonché di acquisizioni di abilità e competenze che, spesso, i periodi difficoltosi obbligano a mettere in campo. Ci siamo posti l'obiettivo di verificare se i giovani, in questo periodo di difficoltà, abbiano acquisito anche insegnamenti e abilità utili a vivere meglio e a superare ulteriori ostacoli che si proporranno lungo il loro corso di vita. La ricerca si propone di suggerire specifiche azioni che possano rinforzare le abilità acquisite.

In particolare, abbiamo rilevato:
  • le emozioni provate dagli adolescenti e dai giovani torinesi nei mesi successivi allo scoppio dell’emergenza sanitaria (emozioni positive e negative, tra cui gioie e paure; solitudine; i vissuti di destabilizzazione e la paura dei cambiamenti)
  • le strategie da loro utilizzate per affrontare questo periodo, cosa li ha aiutati a gestire i cambiamenti e l'incertezza di questo momento
  • il livello di compliance alle restrizioni e alle misure anti Covid
  • come si è modificata la percezione del futuro e come si sono immaginati nella realizzazione lavorativa in un clima di generale incertezza.

Basi di epistemologia per la ricerca psicosociale

Questo breve saggio offre un’introduzione alla filosofia della scienza che sta alla base della ricerca in ambito psicologico sociale. La psicologia in generale e quella sociale nello specifico si trovano da sempre a metà del guado tra le scienze naturali e quelle umane facendo riferimento talvolta all’epistemologia tipica delle une e talvolta a quella tipica delle altre e utilizzando metodi di indagine sia quantitativi sia qualitativi. Queste contrapposizioni tuttavia sono molto più sfumate di quanto alle volte appaiano.

Il ballo delle identità

Nella società contemporanea l’immagine di sé ha assunto una rilevanza particolare per vari motivi. Da un lato l’evoluzione sociale e culturale ha fatto sì che oggi gli individui siano molto più liberi che in passato di scegliere la propria identità, che fino a non molto tempo fa era in buona parte determinata dal contesto sociale in cui si nasceva e viveva. Contemporaneamente, l’evoluzione dei mezzi di comunicazione di massa con la diffusione di internet e dei social media ha reso possibile manipolare la propria immagine in maniera molto più semplice e veloce di quanto si possa fare nei contatti faccia a faccia della vita reale. Infine la globalizzazione e i nuovi mezzi di comunicazione hanno reso possibile relazionarsi a un mondo sociale molto più ampio che in passato, cosa che ha determinato il fatto che il pubblico potenziale per l’identità delle persone è oggi molto vasto. Tutto questo ha avuto delle conseguenze sui processi di definizione dell’identità? Questo saggio ha l’intento di cercare di rispondere a questa domanda scomponendola in tre questioni più specifiche a ciascuna delle quali è dedicato un capitolo: il legame tra immagine di sé e mondo sociale; i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici a cui è andato incontro il mondo occidentale negli ultimi decenni; l’evoluzione del significato psicologico dei luoghi nel mondo globalizzato.

La grande paura. Reazioni psicosociali alla pandemia di COVID-19

La pandemia di covid-19 è stato un evento che ha avuto molteplici ripercussioni sulla società umana, di carattere medico, psicologico, sociale, politico ed economico. Un fenomeno così complesso e di vasta portata non può essere ricondotto a singole cause e deve necessariamente essere analizzato da molti punti di vista e per mezzo delle chiavi di lettura fornite da differenti discipline. Il presente testo, adottando una prospettiva di psicologia sociale, si focalizza su due conseguenze dell’emergenza pandemica. La prima è stata la reazione alla pandemia in termini di grande paura e allarme sociale a fronte di una bassa pericolosità oggettiva per la maggiorparte della popolazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fin dall’inizio della pandemia chiarito che le persone a rischio di gravi conseguenze per la salute erano una minoranza della popolazione totale. La seconda conseguenza della pandemia su cui ci si soffermerà, in parte giustificata dalla prima, è stata la reazione politica in termini di misure di contenimento basate su un elevato controllo sociale e severe limitazioni delle libertà individuali. Dal punto di vista psicologico sociale, più che la reazione a livello politico, è stata straordinaria l’accettazione delle misure da parte della maggioranza della popolazione senza significative manifestazioni di opposizione o dissenso. È in particolare a questo aspetto che si porrà attenzione. Utilizzando contributi teorici della psicologia sociale e di altre scienze sociali, si cercherà nei vari capitoli di riflettere su quali fattori psicologici e sociali possono avere favorito da un lato la diffusione della paura e dall’altro la sorprendente accettazione di misure di contenimento che non hanno eguali in tempo di pace.

Regioni e indirizzo politico: un itinerario tormentatoLe scelte in materia di istruzione e assistenza sociale

L’ipotesi, formulata già all’indomani della loro previsione, che le Regioni italiane fossero titolari di quella funzione di indirizzo politico che è tradizionalmente riconosciuta allo Stato, pur sostenuta sul piano teorico, è risultata più difficilmente verificabile nella prassi, in cui le dinamiche affermatesi nei rapporti fra i diversi livelli di governo hanno portato talvolta a dubitare della sua veridicità. Il lavoro prende in esame il tema dell'indirizzo politico delle Regioni ordinarie, soffermandosi, nella prima parte, sulle modalità e sugli aspetti problematici che ne hanno caratterizzato la determinazione e il perseguimento nel primo ventennio di vita dei nuovi enti e poi nel periodo successivo alle riforme degli anni Novanta e dei primi anni Duemila. Nella seconda parte le considerazioni hanno ad oggetto le scelte compiute dalle Regioni, soprattutto in seguito alla riforma costituzionale del 2001, in due settori correlati alla sfera dei diritti sociali, l'istruzione e l'assistenza sociale, nel tentativo di verificare se queste possano essere considerate espressive di un indirizzo politico proprio o costituiscano solo il risultato dei condizionamenti esercitati dallo Stato o del tentativo di emulazione di altre realtà territoriali.

¿Hacia nuevas fronteras? Europa y América Latina entre nuevas y viejas fronteras

This volume is the result of the 2nd. Congress of the International Network of Comparative Borders Research (RECFronteras): “Towards new Borders? New and old frontiers in a renewed international system ”, carried out in Turin, Italy on July 6 and 7, 2017. RECFronteras is an epistemic community that was formed in 2014 and has gathered around the study and understanding of the various phenomena that arise in frontier spaces from a comparative and multidisciplinary perspective. RECFronteras seeks to contribute to the debate about the processes of change that various borders in the world experienced. And the participation of several of our members in these discussions is essential to show the origin of the contrasting effects of globalization (economic integration/disintegration) in border spaces. The essays of this volume are organized into two groups: the first is composed of five articles that discuss from a broad perspective the processes of regional integration and their impacts on border spaces; the second group focuses on various analyzes on the effects of globalization on the mobility of people in border spaces as well as migration policies and their impacts on refronterization processes. As a manner of conclusion, the last work proposes a general reflection on how to address the problem of inequality in Europe.

World Wide Women: Globalizzazione, Generi, Linguaggi — Vol. 3

Questo è il terzo di una serie di 4 volumi che raccolgono una selezione degli atti del convegno internazionale «World Wide Women: Globalizzazione, Generi, Linguaggi», organizzato dal CIRSDe nel febbraio 2011 c/o l’Università di Torino. I/le ricercatori/trici si sono confrontati in una prospettiva gender oriented sulla globalizzazione, l’incontro di culture, il transculturalismo, il superamento dei confini nazionali, la migrazione, i linguaggi, lo sviluppo economico. Questo terzo volume affronta più nel dettaglio le seguenti tematiche: le migrazioni in relazione al lavoro di cura; le scritture migranti nel Nord America e in Italia.

Il dono di capacità riproduttiva: la PMA con dono di gameti e la GPA negli ordinamenti francese e italiano

La Procreazione medicalmente assistita costituisce l’oggetto di un dibattito ormai quarantennale, rispetto al quale molti quesiti rimangono irrisolti: si può qualificare come cura in senso tradizionale? È più opportuno considerarla alla stregua di una cura per il benessere sociale e psicologico delle persone infertili? In particolare la PMA c.d. eterologa pone delle questioni peculiari: i primi soggetti nati dal dono di gameti sono ormai adulti, pertanto alle questioni etiche relative alla pratica in sé, si sono aggiunte quelle riguardanti gli interessi e i diritti di questi soggetti. La rivendicazione di un diritto a conoscere le proprie origini è cruciale. Occorre quindi chiedersi quale peso si intenda attribuire da un lato alla genitorialità sociale, dall’altro al patrimonio genetico. In questo senso l’analisi del modello francese di “PMA avec don de gamètes” offre spunti di riflessione essenziali. Il ruolo del dono e della genetica rileva anche rispetto alla Gestazione per altri, che pone tuttavia problematiche ulteriori, specialmente nell’ottica dei diritti delle donne e dei bambini. Il presente lavoro intende offrire una chiave di lettura trasversale a questi grandi temi, anche rispetto al gender bias che connota i diritti riproduttivi, al fenomeno della Cross-border reproductive care e alla prossima riforma delle leggi di bioetica in Francia.

Forze armate europee? Riflessioni e proposte per una politica della difesa europea

Il 15 maggio 2019 si tenne una giornata di studio presso il Comando per la Formazione e Scuola d’Applicazione dell’Esercito organizzata dalla Scuola stessa e dalla Cattedra Jean Monnet attivata presso il Dipartimento Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. Alcune delle relazioni presentate al convegno, insieme a contributi successivi, vengono pubblicate in questo volume collettaneo per vari motivi. Il primo, e più importante, è la messa in circolazione delle idee esposte. Il dibattito sul tema, infatti, è di stringente attualità nel mondo contemporaneo, sempre più insicuro, anche se poco approfondito se non in sede accademica e fra gli addetti ai lavori. Questa pubblicazione ha l’obiettivo di indurre il lettore a riflettere sul problema della difesa europea, fornirgli spunti di riflessione e di critica (nel senso greco del termine, ovvero del giudicare) affinché possa elaborare una valutazione o, meglio ancora, una presa di posizione personale basata sui fatti qui esposti. Il fatto che si discuta di “esercito europeo” è già da solo una buona motivazione e un successo per i relatori e gli organizzatori del convegno. Poco importa che si sia favorevoli o contrari; ciò che conta è disporre di sufficienti informazioni per essere consapevoli del problema e delle sfide che l’Unione Europea deve affrontare. Un altro motivo che ci ha condotti a questa pubblicazione è l’impegno e la dedizione dimostrata dai singoli relatori e dalle organizzazioni a vario titolo coinvolte nella riuscita dell’evento. Ad aprire la fila di queste è la Scuola d’Applicazione dell’Esercito, la quale nella figura del Generale Salvatore Cuoci conferma il suo interesse e la sua disponibilità al dibattito ed alla crescita del personale che tale istituzione è volta a formare. L’Università degli Studi di Torino costituisce poi la seconda colonna portante del successo dell’evento. Attraverso la Cattedra Jean Monnet, di cui è titolare il prof. Umberto Morelli, ha favorito la partecipazione di illustri studiosi e fornito i mezzi materiali necessari alla buona riuscita della conferenza. Ai singoli relatori va rivolto un ringraziamento particolare per la competenza, la passione e la dedizione profusa. Ci auguriamo, dunque, che il lettore trovi in queste pagine sia spunti di riflessione interessanti e stimolanti sia il piacere dell’approfondimento di un tema troppo ignorato dall’opinione pubblica.